Villa Trissino a 
    
Cricoli
 Questa villa non è sicuramente opera di Palladio, ma è uno dei luoghi del suo mito, anzi ne è l’origine. La tradizione 
    
vuole infatti che proprio qui, nella seconda metà degli anni ’30, il nobile vicentino Giangiorgio Trissino (1478-1550) incontri il giovane 
    
scalpellino Andrea di Pietro impegnato nel cantiere della villa. Intuendone in qualche modo le potenzialità e il talento, Trissino ne cura la 
    
formazione, lo introduce all’aristocrazia vicentina e, nel giro di pochi anni, lo trasforma in un architetto cui impone l’aulico nome di 
    
Palladio.
 Giangiorgio Trissino era un letterato, autore di opere teatrali e di grammatica, e a Roma era stato accolto nel ristretto 
    
circolo culturale di papa Leone X Medici, dove aveva conosciuto Raffaello. Abile dilettante di architettura (si sono conservati i suoi disegni 
    
del proprio palazzo in città e un abbozzo di trattato sull’architettura), è probabilmente responsabile in prima persona della ristrutturazione 
    
della villa di famiglia a Cricoli, appena fuori Vicenza, ereditata dal padre.
 Trissino non demolisce l’edificio preesistente, ma ne 
    
ridisegna in primo luogo il fronte principale verso sud, che diviene una sorta di manifesto di adesione alla nuova cultura costruttiva fondata 
    
sulla riscoperta dell’architettura romana antica. Fra due torri preesistenti inserisce una loggia a doppio ordine di arcate, che si ispira 
    
direttamente alla facciata di villa Madama a Roma di Raffaello, così come pubblicata da Sebastiano Serlio nel Terzo libro dell’architettura 
    
(edito a Venezia nel 1540). Nella riorganizzazione degli spazi interni la sequenza delle stanze laterali, di dimensioni diverse ma legate da 
    
un sistema di proporzioni interrelate (1:1; 2:3; 1:2), individua uno schema che diventerà un tema chiave nel sistema progettuale 
    
palladiano.
 Il cantiere è certamente concluso nel 1538. A fine Settecento l’architetto vicentino Ottone Calderari interviene 
    
pesantemente sull’edificio, e nei primi anni del Novecento una seconda campagna di lavori cancella le ultime tracce della fabbrica gotica, 
    
compiendo una postuma "palladianizzazione" della villa.
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